Dopo il successo dello scorso marzo - quando lo spettacolo ha aperto le Celebrazioni Raffaellesche 2017 - giovedì 4 maggio alle 21:00, al Teatro Sanzio di Urbino, torna in scena a grande richiesta Divinissimo, frutto di una co-produzione di Centro Teatrale Universitario Cesare Questa e Accademia Raffaello, in collaborazione con Comune di Urbino, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e AMAT. A curare la scrittura del soggetto, la drammaturgia e la regia è Michele Pagliaroni, giovane Direttore artistico del CTU Cesare Questa.

Per l’occasione il CTU, in collaborazione con il Comune di Urbino, organizza un servizio di trasporto gratuito per gli studenti. 

«C’è poi un altro elemento interessante in Divinissimo: è il tentativo concreto di mettere in relazione pittura e teatro. Sappiamo tutti che, quando il teatro non c’era (in quei mille anni che vanno dal bando di Giustiniano nel 535 alla rinascita del secondo Cinquecento) è stata la pittura a tessere i fili della rappresentazione. E dunque, qui, quel legame diventa vivido, “fatto di colore e sporcizia”, come dice Pagliaroni: “Mi piaceva l’idea di mettere in scena le tinte, le terre, gli im­pasti. E allo stesso modo ho cercato di costruire il linguaggio come su una tavolozza di colori”. Un’occasione ghiotta, dunque, per guardare indietro e guardare avanti contemporaneamente, nel segno di un teatro che si fa gioco di prospettiva e conoscenza al tempo stesso». Nicola Fa­no, Succedeoggi

«I sentimenti non si calcolano. La volontà vi aderisce liberamente. Sotto una simile egida è costruita questa farsa comica e lirica al contempo, che vede in azione due amanti improbabili, una combriccola di pittori pasticcioni e l’ombra altera e soffusa del “divinissimo”, la quale aleggia, sin dall’inizio, nel segno di «assenza, più acuta presenza». E dall’assoluta mancanza di calcolo – che, poi, coincide con la sofferenza e l’estrema purezza – accade lo scegliere liberamente il destino della propria esistenza». Alberto Fraccacreta, Succedeoggi

«Quando gli applausi sono così lunghi che la gente fa a turno per non smettere, vuol dire che lo spettacolo ha fatto centro. Divinissimo è arrivato dove voleva (e doveva): al cuore e alla mente della gente. La Compagnia ha una marcia in più perché il testo è di Michele Pagliaroni. Uno che non scherza quando si mette a scrivere, perché si muove tra il ri­go­re sto­ri­co e la necessità di entusiasmare lo spettatore». Giovanni Lani, Il Resto del Carlino