Il progetto

 

Come fosse un ‘cantiere della memoria’, dove ricerche e materiali entrano in progress, questo spazio, organizzato in distinte campiture, si dispone ad accogliere nel corso di un anno, sotto l’egida del nostro Rettore e del Prorettorato allo Sviluppo di Partenariati Strategici Nazionali e Internazionali, gli esiti di lavoro di un progetto internazionale ideato e coordinato da Tiziana Mattioli, e dedicato a Carlo Bo nel ventennale della sua scomparsa.

Nei percorsi compresi sotto il titolo: Urbinate per sempre. Architetture della luce e dello spirito il rapporto tra l’uomo Bo e la sua  “città dell’anima” vi è centrale, come ogni parola narrata e ogni sguardo sulla realtà fisica e metafisica di questi luoghi. E centrale è l’idea che Bo ha coltivato, di un Ateneo ispirato alla irrinunciabile e viva eredità dello spirito e del rinascimento federiciano. 

Negli spazi dell’indagine, voci, immagini, parole, progetti, saranno occasioni di risonanza e di ricerca, a partire dalle nostre realtà accademiche e di alta formazione, sino a comprendere varie istituzioni universitarie d’oltreoceano, per le quali tutte Urbino si accampa come simbolo, come città ideale, come modello che Carlo Bo ha saputo e voluto  coniugare al presente.

Le letture

Ispirata da: Urbinate per sempre – il discorso tenuto da Carlo Bo nella città feltresca dopo la sua nomina a Senatore a vita: lettura che il Rettore Giorgio Calcagnini, in apertura dell’anno di celebrazioni, ha dedicato a tutti gli studenti dell’Ateneo – questa prima sezione del progetto propone, con cadenza mensile e attraverso la voce di intellettuali e amici in ogni modo legati alla città ideale, le pagine che Carlo Bo ha scritto per Urbino e per le grandi figure di artisti e scrittori che ne hanno deciso la civiltà, con le quali del resto Bo ha intrattenuto un dialogo ininterrotto.

Cittadino di Urbino [1959] letto da Giorgio Calcagnini

Cittadino di Urbino [1959] letto da Giorgio Calcagnini

Pronunciato nella Sala del Trono di Palazzo Ducale nell’occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Urbino il 26 aprile 1959, e quindi pubblicato dall’Amministrazione Comunale di Urbino nel volume Una cerimonia democratica. Il conferimento della cittadinanza onoraria a Carlo Bo, Rettore Magnifico dell’Università, questo testo emblematico del rapporto identitario che Carlo Bo ebbe con l’Istituzione che rappresentava, e con la città ducale, entrò poi a far parte del volume: Carlo Bo, Discorsi rettorali, Argalia, Urbino 1973, e quindi del volume: Parole sulla città dell’anima, a c. di G. Santini, Comune di Urbino 1997, e del volume: Città dell’anima. Scritti sulle Marche e i marchigiani, a c. di U. Vogt, Ancona, Il Lavoro Editoriale 2000. Qui è interpretato da Giorgio Calcagnini, duplicemente cittadino di Urbino, per nascita e mandato rettorale.

Confessione di Nicodemo [1992] Letto da Tiziana Mattioli

Confessione di Nicodemo [1992] Letto da Tiziana Mattioli

Questo scritto, di cui non si conosce la sede di pubblicazione, ed ha dunque al momento valore di inedito, è stato ritrovato in forma dattiloscritta presso l’archivio privato di Valerio Volpini il 22 luglio 2017. Nell’Archivio urbinate della “Fondazione Bo”, è presente una lettera dello stesso Volpini al Magnifico Rettore, del febbraio 1992, nella quale espressamente si richiede “un racconto” in cui vengano rammemorati i passi del Vangelo di Giovanni relativi a Nicodemo, alla sua fede segnata dall’incertezza. Bo sceglie di affrontare il tema in una modalità particolarmente intima, in larga misura autobiografica. Per questa ragione, data la rarità della pagina e l’intima confessione, per volontà del Rettore Calcagnini, lo scritto è stato edito in plaquette, per i tipi di Raffaelli, Rimini, il 21 luglio 2021, giorno della ricorrenza ventennale della morte di Carlo Bo, come omaggio dell’Ateneo. La lettura è qui affidata alla voce di Tiziana Mattioli, che ha trovato il documento e ne ha curato la stampa.

Dove vive Urbino [1960] letto da Roberto M. Danese

Dove vive Urbino [1960] letto da Roberto M. Danese

Il testo che qui si presenta, e che compone un dittico di splendido rispecchiamento con un complementare articolo di Giancarlo De Carlo: L’Università di Urbino, è stato pubblicato nella sola sede della rivista “Domus” n. 3/marzo 1960. Per il suo carattere di vera rarità, e per l’intensità emotiva e la valenza politica che assume nel progetto di ricostruzione ed espansione dell’Ateneo urbinate, si è pensato di esporlo con rilievo nella mostra dedicata al ventennale della morte di Carlo Bo (dal 14 ottobre aperta a Palazzo Passionei) in una copia originale della rivista, che si presenta anche corredata dalle immagini del restauro di Palazzo Bonaventura, il primo intervento voluto da Bo sugli edifici storici dell’Università, quasi contemporaneamente all’edificazione di una prima tranche dei collegi universitari, oltre le mura. Per la sua rarità, e per il valore simbolico ancora oggi attualissimo, il testo viene qui interpretato da Roberto Danese, ricordando la terra di Liguria, ovvero l’origine, che condivide con Bo.

La luce di Piero [1992] letto da Monica Mazzolani e Antonio Troisi

La luce di Piero [1992] letto da Monica Mazzolani e Antonio Troisi

È I’intervento effettuato quale Relazione inaugurale in occasione delle Celebrazioni urbinati per il quarto centenario della morte di Piero della Francesca. Profondo e luminoso, e di esegesi metafisica ed estetica, il testo fu pubblicato inizialmente su “L’Esagono”, n. 2 (1992), col titolo: La luce di Piero, e quindi ristampato in Città e Corte nell’Italia di Piero della Francesca. Atti del convegno internazionale di studi, Urbino 4-7 ottobre 1992, a cura di Claudia Cieri Via, Marsilio, Padova 1996, pp. 19-22. Viene qui interpretato con amicizia e coinvolta partecipazione, anche per il grande lavoro svolto in Ateneo, da Monica Mazzolani e Antonio Troisi, dello “Studio Giancarlo De Carlo e Associati”.

Una città che non deve morire [1965] letto da Michele Pagliaroni

Una città che non deve morire [1965] letto da Michele Pagliaroni

Il testo riproduce con minime libertà d’autore gli inserti a commento del documentario eponimo, girato dalla Unitelefilm nel 1965, con regia di Diego Fiumani, consulenza, architettura e urbanistica di Giancarlo De Carlo, voce recitante di Nando Gazzolo.
Ripubblicato in Carlo Bo, Discorsi rettorali, Urbino, Argalia 1973, e quindi in Carlo Bo, Parole sulla città dell’anima, a c. di G. Santini, Urbino, Assessorato alla Cultura 1997, è stato recentemente restituito, nella sezione Novità, sul portale della “Fondazione Carlo e Marise Bo”. In questa sede, anche nella volontà di rappresentare la continuità dell’impegno civile di Bo per la città di Urbino, dopo il crollo di mura avvenuto il 24 ottobre 1964, con sensibilità e per esempio di testimonianza, il brano è interpretato da Michele Pagliaroni, attore, drammaturgo, regista teatrale, e Direttore Artistico del “Centro Teatrale Universitario Cesare Questa”.

A casa del Duca [1982] letto da Angelo Trezza (Seconda parte)

A casa del Duca [1982] letto da Angelo Trezza (Seconda parte)

L’ampio intervento tenuto da Carlo Bo nella Sala del Trono di Palazzo ducale il 20 giugno 1982, in apertura delle Celebrazioni per il Quinto Centenario della morte di Federico di Montefeltro, viene qui restituito nella sua seconda parte, dove particolarmente emerge la prospettiva metafisica di interpretazione dell’opera del Duca. La prima sede editoriale, come già si segnalava nella lettura che precede, fu quella de “il nuovo Leopardi”, mentre la seconda è compresa in “Parole sulla città dell’anima”, a cura di G. Santini, Collana “I luoghi e la storia”, Comune di Urbino 1997. Qui il brano è stato affidato alla lettura attoriale di Angelo Trezza.

A casa del Duca [1982] letto da Silvia Cuppini (Prima parte)

A casa del Duca [1982] letto da Silvia Cuppini (Prima parte)

Si tratta del discorso, particolarmente ampio, e che pertanto restituiremo in due parti successive, che Carlo Bo ha tenuto, nella Sala del Trono di Palazzo ducale, il 20 giugno 1982, in apertura delle Celebrazioni per il Quinto Centenario della morte di Federico di Montefeltro. La prima sede editoriale fu affidata in plaquette alle pagine de “il nuovo Leopardi”, la seconda sede, voluta da Silvia Cuppini, allora Assessore alla Cultura del Comune di Urbino, per festeggiare il Cinquantesimo anniversario di rettorato di Bo, affidata alle pagine di “Parole sulla città dell’anima”, a cura di G. Santini, nella collana “I luoghi e la storia”, Urbino 1997.

Quando Federico da Montefeltro cercò di sedurre le Muse [1989] letto da Lucia Ferrati

Quando Federico da Montefeltro cercò di sedurre le Muse [1989] letto da Lucia Ferrati

Stampato per la prima volta sul “Corriere della Sera” il 12 luglio 1989, nelle pagine di viaggio, sotto il titolo: “Visitare Urbino”, e quindi ripubblicato in “Carlo Bo, Urbino”, “il nuovo Leopardi/ grafica/8°”, il testo dedicato a Federico di Montefeltro è poi stato compreso nel volume: “Carlo Bo, Parole sulla città dell’anima”, a cura di Gilberto Santini, Urbino, Assessorato alla Cultura 1997, e quindi in “Carlo Bo, Città dell’anima. Scritti sulle Marche e i marchigiani”, a cura di Ursula Vogt, Ancona, Il lavoro editoriale 2000. Si tratta di una scrittura iconica, che qui cronologicamente si accompagnerà anche alla ricorrenza del compleanno del Duca Federico (7 giugno). Nell’occasione del ventennale il testo è affidato alla voce e al magistero di Lucia Ferrati, che da tempo si è fatta interprete delle parole del grande, magnifico Rettore.

Urbino, Albergo Italia [1997] letto da Gilberto Santini

Urbino, Albergo Italia [1997] letto da Gilberto Santini

Questa narrazione è di fatto una conversazione di Carlo Bo con Gilberto Santini, che qui la interpreta, registrata a Milano il 15 febbraio 1997, presso la casa di Bo, in occasione della prima pubblicazione, per i cinquant’anni di rettorato, degli interventi dispersi o difficilmente reperibili dedicati dal Rettore alla città di Urbino, e quindi alla comunità che con questa edizione: Parole sulla città dell’anima, a cura dallo stesso Santini, l’Amministrazione Comunale ha voluto rappresentare.

Urbino a Raffaello [1984] letto da Simone Dubrovic

Urbino a Raffaello [1984] letto da Simone Dubrovic

Ḕ questo il discorso tenuto da Carlo Bo il 6 aprile 1984, in occasione del V centenario della morte di Raffaello Sanzio, in apertura del Convegno Internazionale: “Studi su Raffaello” (Urbino-Firenze, 6-14 aprile 1984), e qui interpretato e letto da Simone Dubrovic. Recentemente ristampato in trilogia assieme a “Raffaello. Bellezza e verità” e “Urbino e Raffaello” nei “Quaderni della Fondazione Bo” (luglio 2020), la lettura si offre quale intensa interpretazione del discrimine tra il concetto di nascita e quello di origine.

Il vento del Montefeltro [1984] letto da Massimo Raffaeli

Il vento del Montefeltro [1984] letto da Massimo Raffaeli

Scritto come Introduzione al volume Nel segno di Federico, in collaborazione con Pepi Merisio ed Ermete Grifoni, per le Edizioni Bolis 1985, il brano propone, nell’interpretazione di Massimo Raffaeli, la vasta parte introduttiva strettamente dedicata a Urbino quale indiscutibile capitale di un territorio toccato da una grazia naturale unica: dal mare ai dorsi d’Appennino che specialmente lo connotano.

Urbinate per sempre [1984] letto da Silvio Castiglioni

Urbinate per sempre [1984] letto da Silvio Castiglioni

Pronunciato a pochi mesi dalla sua nomina a Senatore a vita, voluta da Sandro Pertini, Urbinate per sempre è il discorso che Carlo Bo ha tenuto il 10 settembre 1984, nella Sala del Trono del Palazzo Ducale di Urbino, dedicandolo alla città e a quella “casa” che per lui è stato l’Ateneo urbinate: una casa vivificata da una “rete di sangue e di sentimenti” che l’ha resa irrinunciabile. Il testo, dal titolo rimasto emblematico per forza icastica e identitaria, è interpretato da Silvio Castiglioni.

Architetture della luce e dello spirito

Architetture della luce e dello spirito

Con questo titolo, il progetto intende tornare a riflettere sulla forza utopica e reale del disegno culturale che Carlo Bo ha messo in atto nel suo immaginare e costruire l’Ateneo di Urbino quasi ad emulazione del Palazzo e della città di Federico di Montefeltro. Tutti gli scritti che Bo ha dedicato a Urbino consuonano, nello spirito e nelle forme, con un’idea di ‘rinascimento’ dell’Università, e quindi della città – nell’immediato secondo dopoguerra, e oltre – in qualche modo speculari al Rinascimento federiciano, e comunque nutriti di quello spirito, di quelle forme, di quella bellezza, di quella verità. E quelle pagine, di grande e universale forza divulgativa, ancora attualissime, sono oggi propedeutiche a un’idea di cultura che, sospinta e costretta dalla pandemia quasi alla sola stretta prossimità di rapporti e di pensieri, torni ad essere – o meglio si proponga d’essere – di respiro internazionale.

I partner 

Lo specchio dell’origine

Tra gli scritti di grande divulgazione, nati in collaborazione con importanti fotografi, quelli dedicati da Carlo Bo alla propria terra d’origine, e a quella d’elezione, si offrono a noi come i più numerosi e i più profondi, e appunto raccontati quasi intimamente come si trattasse di rintracciare quasi una doppia radice, una doppia nascita.

Per suggellare il legame naturale e ideale tra questi luoghi duplicemente necessari, e condividere le celebrazioni del ventennale, la mostraCarlo Bo, Il Palazzo Ducale. Parole e immagini nelle stanze, attiva in Urbino presso Palazzo Passionei, e fruibile sino alla fine di giugno (online o in presenza in ragione dei decreti ministeriali per la pandemia) si trasferirà nell’estate, e nella sua completezza – che consiste di immagini, letture, pubblicazioni – grazie alla sensibile accoglienza del Sindaco Valentina Ghio, a Sestri Levante, nel cuore della non dimenticata infanzia.

Aderisce a questa sezione di ricerca: il Comune di Sestri Levante.

I teatri di Palazzo Ducale. Un racconto possibile

Per offrire agli studenti del Biennio di Fotografia – Diploma Accademico di secondo livello – dell’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Urbino l’occasione di misurarsi, in dialogo consapevole, con la realtà monumentale più significativa e pregnante della città: il Palazzo Ducale, interrogandolo fotograficamente secondo prospettive metaforiche – e in un certo senso metafisiche – in continuità con la ricerca nata nell’interrogazione della pagina di Carlo Bo che ha dato vita alla mostraCarlo Bo, Il Palazzo Ducale. Parole e immagini nelle stanze, si è proposta, nell’ambito del corso del Professor Paolo Semprucci, sulla scorta di immagini comunque generate da quel primo dialogo, una lezione tenuta da Tiziana Mattioli su significative, ma anche ideali o ipotetiche ‘letture’ che il tessuto urbano della città montefeltresca intrattiene col suo ‘personaggio-principe’ che è appunto il Palazzo Ducale, indagato nelle sue preesistenze, e così nel tempo della sua edificazione e nelle varie sue sopravvivenze, nel presente.

Proposta nel mese di marzo 2021, la lezione trova qui la sua piena formalizzazione, in parola e in fotografia.

Architettura scritta. Spazio narrato e parole ‘costruite’

In questo ambito di ricerca si farà riferimento a quella ‘stratificazione’ di letture che, nel Novecento, sono state date del Palazzo Ducale di Urbino: dalle molte pagine di Carlo Bo, sino, à rebours, a quelle di Luigi Serra, di Pasquale Rotondi, ovvero di scrittori e artisti che abbiano pienamente vissuto il palazzo e la città, come Bruno da Osimo, Bruno Ceci, Francesco Carnevali; come Paolo Volponi, Vincenzo Cardarelli, Valerio Volpini etc.

Saranno, queste, occasioni d’incontro per giungere ad esiti di scrittura critica o creativa che verranno presentati in lettura, e quindi pubblicati in digitale e/o in cartaceo.

Una specifica sezione, con le medesime finalità, verrà riservata alle scritture rinascimentali che del palazzo hanno fatto propria la scena.

Sul versante didattico, e in considerazione del fatto che il testo Il Palazzo Ducale di Urbino. Una visione aperta e libera, ha avuto solamente traduzioni in francese, sono ipotizzabili traduzioni in inglese e in spagnolo, come esercitazione scolastica.

Aderiscono a questa sezione di ricerca:
Denise Caterinacci, Senior Instructor of Italian – Case Western University, Cleveland; Simone Dubrovic, Full Professor – Kenyon College di Gambier, Ohio; Marco Faini, Marie Sklodowska Curie Fellow – Università Ca’ Foscari di Venezia; Paola Ugolini, Associate Professor – University at Buffalo, AMAT -Associazione Marchigiana Attività Teatrali.

Simone Dubrovic — Letture novecentesche del Palazzo Ducale (per il futuro)

Marco Faini — Un balletto dopo la fine, o quando Erminia giunse a Palazzo Ducale

Paola Ugolini – “Mi venne un dì pensier di gir lontano”

Il museo nascosto

Ci sono luoghi del Palazzo Ducale, di questo organismo vitale che era il palazzo nella sua origine che, nati come spazi di servizio, per la loro austera e scabra nudità, per l’incredibile sistema di vuoti e pieni che richiamano le più note architetture romane, si offrono oggi a suggestive ipotesi espositive quasi fossero un incrocio di linguaggi, o addirittura uno scontro con l’estrema contemporaneità.

Nel giuoco di queste antitesi si costruirà un’esperienza didattica, rivolta agli studenti di architettura di San Antonio (Texas) che hanno una loro sede in Urbino, per valutare e proporre, tra soluzioni architettoniche, design ed espressioni musicali, ipotesi di fruizione degli spazi ipogei quali luoghi espositivi di collezioni d’arte – immaginate in virtuale- che muovendo dai testi di Carlo Bo sul Palazzo Ducale sappiano ricostruire i suoi dialoghi metafisici sull’architettura tenuti, tra il silenzio e l’intesa, con Giancarlo De Carlo.

Aderiscono a questa sezione di ricerca:
Monica Mazzolani, MTA Associati – Giancarlo De Carlo Associati; Antonio Troisi, MTA Associati – Giancarlo De Carlo Associati; John Murphy, Dean of the College of Architecture Construction and Planning – University of Texas at San Antonio; Curtis Fish – University of Texas at San Antonio; Darryl Ohlenbusch – University of Texas at San Antonio.